25 agosto 2006

Anticipazione cinema: David Lynch a Venezia

Niente vetriolo per Lynch, solo Leoni d’oro!
I segreti di Inland Empire


ATTENZIONE: Se detestate David Lynch, Laura Palmer e i nani che parlano al contrario NON CONTINUATE LA LETTURA!

La Mostra del cinema di Venezia il 6 settembre conferirà il Leone d’oro a David Lynch, il regista visionario di Twin Peaks e Velluto Blu. In quell’occasione sarà proiettato in anteprima mondiale il suo ultimo misterioso film, INLAND EMPIRE (obbligatorio per il regista scriverlo tutto maiuscolo. Perché non si sa!)
L’ultima fatica del regista americano sta già battendo molti record: per la durata insolita, 168 minuti; per i tempi di lavorazione intermittenti (tre anni in totale); per il modo in cui si sono svolte le riprese, su e giù tra Los Angeles e la Polonia, senza copione, con il regista che per la prima volta nella sua vita scrive le scene appena prima di dare il ciak; per il fatto che Lynch ha voluto montare personalmente il film (non succedeva dal suo primo lungometraggio, Eraserhead), iniziando l’editing prima ancora di terminare le riprese.
La storia? Non si sa quasi nulla, se non che c’è un mistero su una donna nei guai. Secondo incontrollate indiscrezioni, la donna scomparirebbe nei pressi delle montagne di San Gabriele, non lontano da Los Angeles.
Ora, grazie alle anticipazioni che arrivano dal New York festival, dove il film sarà presentato subito dopo Venezia, la nebbia si infittisce: “una donna polacca guarda attentamente qualcuno o qualcosa; un'attrice (Laura Dern) è avvertita che il suo nuovo film è maledetto; una famiglia di persone con la testa di coniglio compie azioni da sitcom in un palcoscenico, come se partecipasse a un rituale solenne”.
E il film viene definito “un impulso ipnotico attraverso innumerevoli lenti che ci fa atterrare nella lontana terra degli incubi. I temi sono lo sfruttamento di giovani donne, la mutabilità dell'identità, l'anima onnivora di Hollyood.”
Uno dei pochi fortunati che hanno visto il film è il direttore della Mostra di Venezia Marco Műller. Ecco cosa ha rivelato in un’intervista all’Espresso:

“Diciamo che si apre con la domanda 'Laura Dern è o non è in definitiva la figlia di quella coniglietta che abbiamo visto nella inquadratura 12?' Di più, posso solo dire che è una sorta di apologo taoista su 'chi guarda chi' o meglio 'chi sta sognando chi'. Insomma, se fino a Wim Wenders il cinema ha avuto bisogno di essere regressivo per esistere in quanto sogno, questo Lynch invece è un incubo a occhi aperti dall'inizio alla fine".
Lynch ha effettivamente lavorato a questo progetto finanziato da Studio Canal in modo insolito, quasi a tempo perso, con una libertà artistica totale, girando quando gli attori erano liberi da altri impegni (il cast è composto da molti vecchi compagni di strada di Lynch, come Laura Dern, Justin Theroux, Scott Coffey, Harry Dean Stanton, Grace Zabriskie, oltre che dalle new-entries Jeremy Irons, Julia Ormond e un nutrito gruppo di artisti polacchi).
La libertà Lynch l’ha trovata nell’uso delle telecamere digitali, già sperimentate nella produzione di cortometraggi per il suo sito a pagamento davidlynch.com. E’ lui stesso ad usare la camera digitale ma, per INLAND EMPIRE, si è avvalso anche di un direttore della fotografia esperto di DV, il norvegese Odd-Geir Saether che per definire il film – giudicato complesso, mistico, criptico – ha usato questa frase: “è la versione lynchiana del Dogma di Lars Von Trier!”
A quanto pare INLAND EMPIRE è un puzzle che incorpora materiali girati ad hoc e altri prodotti negli anni passati per il web, come la sitcom Rabbits (una famiglia di umani con le teste di coniglio) e un cortometraggio sperimentale inedito girato in Polonia che sin dal titolo, The Green Room in Lodz, evoca un luogo dedicato al culto dei registi defunti (ricordate La camera verde di Truffaut?)
Lynch in alcune interviste ha ammesso candidamente di non avere la minima idea di quale direzione imboccare e come incollare i vari, eterogenei pezzi (“mi sentivo su una nave in cerca di un’idea per trovare una pagaia!”). L’unica soluzione: ricorrere alla meditazione trascendentale e tirar fuori idee dal proprio inconscio.
Anche il titolo pare frutto della casualità. Lynch confessa che gli è stato ispirato da una conversazione con Laura Dern, il cui marito, Ben Harper, è originario proprio di Inland Empire, regione della California meridionale non lontana dall’area di Los Angeles.
Di essere sulla strada giusta se ne convince qualche tempo dopo, quando il fratello trova un vecchio album di David bambino. Quando Lynch lo riceve, scopre che nella prima pagina appare la scritta Inland Empire.
Il mistero si infittisce: per renderlo ancora più fitto non resta che andare a Venezia il 6 settembre.

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