29 settembre 2006

sciopero

Anche se BlogVetriolo è padrone di se stesso, fa sciopero come tutti i giornalisti. Anche Napolitano ha detto che è giusto, e io mi adeguo!

28 settembre 2006

Terremoti catodici

LA PALOMBELLI AL TG5!
Oh my God. Dagospia ha scritto che la Palombelli ha firmato per andare al Tg5. La moglie del vice-premier di un governo di centro-sinistra nel notiziario della rete più importante del capo dell'opposizione (solo in Italia può succedere). Uno spostamento a sinistra del Tg5 come risposta al Tg1 che ha da poco un uomo riconducibile a simpatie centro-sinistrorse(Riotta)? Un modo per recuperare ascolti dopo l'emorragia degli ultimi giorni? Quale sarà la perfida risposta del Tg1? Veronica Lario opinionista?

27 settembre 2006

Colata di Vetriolo su Canale 5

Una rete allo sbando
Cosa sta succedendo a Canale 5?
Un pre-serale sfortunato cancellato (quello di Amadeus), un reality della De Filippi chiuso dopo 2 puntate, un Bonolis alla domenica sera battuto da un telefilm di Italia Uno, Dr. House (il telefilm viene punito e cambia collocazione, Bonolis viene premiato e spalmato, al posto di Amadeus, prima del Tg5. Ma va male lo stesso), un reality che non lo rianimi nemmeno con il bocca a bocca (Reality circus, spostato in fretta e furia dalla domenica al lunedì, dove viene battuto financo da Report. Ora lo buttano di mercoledì contro L'isola dei famosi, e per risollevarne le sorti si attaccano alla Marini che si spalma la crema sulle gambe. Brrrr, che fremiti di eccitazione!). Meno male che ci sono le fiction (ieri sera Distretto di polizia su Canale 5 ha battuto Rai Uno).
Per di più Canale 5, come ha dimostrato il pomeriggio di domenica, è l'avamposto della Restaurazione catodica.
Mai si era visto un parterre così sull'ammiraglia Mediaset: in un solo pomeriggio sono stati ospitati tutti i reietti della Rai post-Vallettopoli, dalla famosa Gregoraci (ospite fissa) al suo protettore Cristiano Malgioglio, osannati dal pubblico con standing ovation. E Mara Venier, espulsa da Fabrizio del Noce da Domenica in (l'unica che ha fatto una figura dignitosa). Inoltre ieri sera su Matrix, Luciano Moggi, bandito per tre anni dalla Fgci per la nota inchiesta Calciopoli, ha potuto liberamente accusare e insultare il mondo intero, atteggiandosi a povera vittima. Un po' come aveva fatto al microfono di Simona Ventura a Quelli che.... Allora c'erano state proteste, stavolta no, solo perchè c'era un vero giornalista a condurre il gioco, Mentana.

Tutto questo terremoto avviene in pieno riassetto del canale. Il direttore di Sorrisi e Canzoni, Massimo Donelli da pochi giorni è stato chiamato alla cabina di comando della Rete Principale dell'Impero del Biscione, ma non sappiamo con quali reali poteri. Che ormai paiono frazionarsi in 3 grandi Potentati. Oltre a Piersilvio Berlusconi, chi regna a Canale 5 sono tre uomini: Antonio Ricci - l'unico che riesce ancora a garantire folle oceaniche con Striscia la notizia - Maurizio Costanzo e suo marito De Filippi (che alternano alti e bassi) e infine l'agente di Bonolis, Amadeus e Paola Perego, Lucio Presta. Che ha piazzato i suoi pupilli in posizione strategiche dell'ammiraglia. Con risultati, fino ad ora, pessimi. Per loro e per gli ascolti di una rete allo sbando.

Grande sondaggio BlogVetriolo

SCEGLI TU UN POSTO PER CIRCUS!
Grande gioco di BlogVetriolo. "Reality Circus", il programma di Canale 5 condotto da Barbara D'urso cambia nuovamente collocazione. Prima era al lunedì, poi alla domenica, ora è stato spostato al mercoledì contro La ben più potente "Isola dei famosi". Un vero massacro! Non è giusto. Perchè buttare all'ortiche un reality così intrigante e originale, con concorrenti così stimolanti (in ogni senso) come Le sorelle Boccoli, Marina La rosa, Antonio Rossi, Valeria Marini?
E' doveroso che lo spettatore giudizioso, che ama il bello e il buono, si impegni per trovare una consona collocazione a uno show di tale levatura.
Proponete voi a Canale 5 dove infilarlo nel palinsesto.
Ecco alcune proposte:
a) al posto del Tg5 (alcuni spettatori non si accorgerebbero della differenza).
b) A metà di "Tutto questo è soap", seguitissima telepromozione pomeridiana
c) Ridurlo a 10 minuti, in sostituzione dell'interessante "Secondo voi", rubrica condotta da Paolo Del Debbio nella quale, con interviste casuali, si dimostra che Prodi è brutto e sporco e Berlusconi un fusto capellone.
d) Ripristinare il segnale orario, e in un riquadro inserire "Reality circus", magari a velocità raddoppiata. Picco d'ascolto quando si annuncia l'ora esatta.
e) Infilarlo, a sopresa, nel palinsesto, annunciandolo come fosse in realtà una fiction di successo, tipo "Distretto di polizia"
f) Lasciarlo dov'è, cambiargli il nome e chiamarlo, che so, "Grande fratello"!

26 settembre 2006

Vetriolo sul reality

La morte del reality
Possiamo osare pronunciare la parola "morte" per il genere che ha imperversato negli ultimi anni televisivi, contagiando i palinsesti di ogni rete, financo le satellitari, imputridendo ogni anfratto catodico con i suoi purulenti miasmi di "realtà" manipolata, etero-diretta, ricreata artatamente da carovane di autori ben stipendiati? Si, osiamo pronunciare la parola "morte" per il reality. Con il fiasco di "Wild west" di Alba Parietti, che ieri sera ha raggiunto un audience del 7,81%, la stagione del reality potrebbe chiudersi qua, visto il numero impressionante di fallimenti di questi mesi (Unan1mous della De Filippi, L'isola dei famosi, Reality circus...). So già che i riformisti televisivi diranno che il reality non muore, ogni programma è diverso dall'altro, che le formule si possono rimodulare, che il capostipite, "Il grande fratello", non tramonterà mai. Altri, più pratici e meno teorici, hanno già cambiato il logo a reality attualmente in onda. "La pupa e il secchione", buon successo di Italia Uno, non è definito un reality, ma una comedy-show (con risate finte annesse) . E' un resa, l'ammissione pubblica che il reality puzza di falso dalla testa ai piedi.
Pace all'anima sua.

(Alba Parietti)

Vetriolo su Lost 3° serie

LOST SVELATO
Spoiler spoiler
I fan faranno fatica ad accettarlo. La soluzione di uno dei più grandi enigmi della serie, ovvero il mistero dei numeri, è stata finalmente -ed incredibilmente- svelata. Con una operazione di marketing che ha dell’incredibile, i realizzatori della serie hanno trovato un modo davvero originale per coinvolgere milioni di fans in tutto il mondo. All’inizio dell’estate hanno dato il via alla “Lost Experience”, una sorta di gioco interattivo in stile caccia al tesoro che attraverso spot pubblicitari, libri, siti internet svela un racconto parallelo vero e proprio, con i suoi protagonisti ed i suoi percorsi narrativi. Racconto che ha per protagonista Rachel Blake, una ex dipendente della “Hanso Foundation”, la stessa che compare nella serie. Dopo aver scoperto che la società non svolgeva attività benefiche, anzi l’opposto, cerca in tutti i modi di denunciarne le malefatte. Il materiale più scottante di cui Rachel è entrata in possesso è un filmato, rinominato “Sri-Lanka Video”, in cui viene spiegato il mistero dei numeri ed il motivo dell’esperimento. Per vedere il video completo i fan hanno dovuto cercare i 70 codici segreti nascosti nei luoghi più impensabili, da una portiera di un auto che passa a New York ad una vetrina di un negozio di Sydney. Un tour de force senza precedenti, un global markerting che ha attraversato i cinque continenti ed ha creato una nuova forma di community da serial già da alcuni battezzata come “experience –tv”. Nel filmato di sei minuti circa, disponibile ora su YouTube.com, sono contenute più rivelazioni di quante ne siano mai state fatte in due stagioni della serie. E non si sta esagerando. Se siete curiosi di vedere il video potete andare su questo link: http://www.youtube.com/watch?v=_PPCCcXarkc
ATTENZIONE SUPER SPOILER
Se invece non masticate molto l’inglese e morite dalla voglia di conoscere nel dettaglio le rivelazioni, eccole qua: i numeri sono un'equazione del matematico italiano Enzo Valenzetti, al quale si sono rivolti America e Russia, nel lontano 1962, per "elaborare il numero esatto di anni e mesi prima che l'umanità si estingua". Il mondo è minacciato da un virus letale che potrebbe uccidere più del 30 per cento della popolazione. Ecco il motivo dei bunker sotterranei dell’isola: sperimentare vaccini per il virus.

25 settembre 2006

Ascolti tv

MILENA L'AMMAZZAREALITY
Milena Gabanelli, col suo speciale Report sull’11 settembre (ha trasmesso l'interessante documento "Confronting the evidence” sulle presunte bugie dell’Amministrazione Bush sull’attentato alle Torri gemelle) ha superato Barbara d’Urso e il suo “Reality Circus”(3.842.000 versus 3.607.000). A dominare la serata è la fiction Joe Petrosino (5.937.000). Si conferma così la tendenza alla fuga dal reality dello spettatore generalista, che preferisce, piuttosto del finto vero, la realtà vera (l’inchiesta e il documentario) o la vera fiction.

La classifica del lunedì di Vetriolo

PROFUMO NIENTE MALE
E’ inutile dire che è meglio il libro, però il film di Twyker sul giovane assassino in cerca del profumo “assoluto” ha molti pregi. Si, i difetti sono tanti: in primis l’ eccessiva lunghezza e il troppo compiacimento, però ha dei momenti di rara audacia: un inizio folgorante e malsano, un’orgia spettacolare che a Hollywood se la sognano.

LITTLE MISS SUNSHINE SE LO PERDI SEI STUPIDO
Una commedia intergenerazionale divertente assai. Una famiglia sgangherata a bordo di un furgoncino scassato in un road movie delirante che ci racconta gli Usa schizzati di oggi meglio di un reportage alla Michael Moore. Mette alla berlina più o meno tutti i cardini della via americana alla felicità. In Usa un successo, in Italia no.

NUOVOMONDO SE LO PERDI SEI STUPIDO
Toccante, anti-retorico e visionario quanto basta. Emanuele Crialese rappresenta con rara efficacia il sogno americano degli emigranti italiani a New York. E’ bello, ma il botteghino non l’ha premiato (è solo 6°)

THE QUEEN NIENTE MALE
Una Helen Mirren strepitosa per un film furbetto e geniale. La furbizia è tutta nello stimolare lo spettatore voyeur a guardare dal buco della serratura di Buckingam Palace dopo la morte di Lady Diana. La genialata del film, che ricostruisce veri e falsi retroscena, consiste nell' appiciccare la patente di miglior servitore di Sua Maestà la Regina al 'rivoluzionario' Blair. Parlando della Gran Bretagna di 10 anni fa, si versa acido muriatico su quella di oggi.

THE ROAD TO GUANTANAMO SE LO PERDI SEI STUPIDO
Una storia vera, un docu-fiction impressionante. Si esce stravolti da T he road to Guantanamo, inghiottiti dallo sgomento per le malefatte dell'Occidente nel nome della lotta al terrorismo. Un film che, proprio grazie alla rozzezza del digitale e l'assenza de tesi precostituite, ha la forza di un reportage e l'impatto emotivo di un horror apocalittico. La Fallaci l'avrebbe odiato!

IL MERCANTE DI PIETRE RIVOLTANTE
Diretto dal 'sofisticato' Martinelli, Il mercante di pietre ha l'estetica di un tv movie da fondo di magazzino e, col suo messaggio (perchè ha un messaggio, proprio come i film politici di sinistra del cinema d'impegno civile), lo spessore culturale di un servizio notturno del TG4. E qual è il messaggio? "Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani!" La Fallaci l'avrebbe adorato.

SUPERMAN RETURNS! SOLDI BUTTATI
Superman poteva anche non tornare. Il film è un gelido troppo lungo omaggio ai film con Christopher Reeve. Insomma siamo fermi a 30 anni fa, con un protagonista bamboccio e un Kevin Spacey-Lex Luthor gigione che fa rimpiangere l'immenso Gene Hackman. Unica eccezione, i fenomenali effetti speciali. Anche il botteghino se ne è accorto, e Superman non ha trionfato come i produttori speravano.

THANK YOU FOR SMOKING SE LO PERDI SEI STUPIDO
Commedia americana non tanto contro il fumo, ma contro il politicamente corretto, le lobby e i loro portavoce, le compagnie del tabacco, Hollywood, la dialettica, i giornali (o meglio, certe giornaliste mignotte e in carriera). Insomma, un antidoto contro i grandi manipolatori della verità. Si ride amaro.

NON E' PECCATO-LA QUINCEANERA SE PO' FA'
Pompatissimo perchè vincitore del premio del pubblico al Sundance, è carino ma niente più. Già mi immagino una versione hollywoodiana con Ashton Kutcher e Hillary Duff, magari un po' depurata dai riferimenti all' illibatezza della Madonna (il film fa nascere qualche dubbio a proposito).

LE COLLINE HANNO GLI OCCHI CAPOLAVORO ASSOLUTO!
Può piacere solo agli amanti del genere. Un horror-western crudele che fa a pezzi il cult-movie di Wes Craven di cui è il remake. In Italia è uscita la versione cinematografica americana, e non quella integrale, un po' più gore, che si trova nel dvd USA.

MARE NERO RIVOLTANTE
Il film di Roberta Torre è una bestemmia contro il cinema. Quando si riaccendono le luci dopo meno di un'ora e mezzo di proiezione, ti senti semplicemente turlupinato. Venduto come un thriller sullo scambismo, è solo la copia senza capo nè coda di Eyes Wide Shut. Tutti gli interpreti (a partire da Luigi Lo Cascio) sono da picchiare!

22 settembre 2006

Ciao Vitti

Oggi il blog si autosospende. E' morta una mia collega, una giornalista. Un male incurabile l'ha portata via stanotte. Ha 47 anni, si chiama Vitti, lascia due bambini piccoli e un profondo vuoto in chi l'ha conosciuta. Ciao Vitti, ti vogliamo bene.

I capelli di Santoro

Cosa so dopo aver visto Anno zero di Santoro:
il 47 % dei napoletani è vittima di reati.
In 10 anni sono 813 gli omicidi di camorra a Napoli.
In Italia la disoccupazione è al 7%, a Napoli al 17%.
I minori in provincia di Napoli sono 703.930. Napoli è la provincia con più giovani d’Italia.
Su 10 dei minori in carcere in Italia 1 è a Napoli.
Il 20 % dell’ evasione scolastica a Napoli riguarda i bambini tra i 7 e i 12 anni.
1017 vedove a Napoli hanno meno di 35 anni, il 40 per cento in più della media europea.

Quanti tg devo vedere per conoscere questi dati?

21 settembre 2006

Informazione e potere 2

Vespa in guerra
Pare che oggi, alla conferenza stampa di presentazione del prossimo ciclo di 'Porta a Porta', Bruno Vespa si sia mostrato assai incazzato. Il suo risentimento è verso chi, in consiglio di amministrazione della Rai, auspica una riduzione delle puntate del programma da 4 a 3 (e cioè i consiglieri dell'Ulivo). Cito dall'Ansa:
"Non ho mai visto un programma di successo, mai sanzionato, mai rimproverato per una scorrettezza, vincente per gli ascolti e con una lista di attesa di inserzionisti pubblicitari, punito per questo. Ci possono essere scelte editoriali che non condivido ma che rispettero".
"Ma non mi sento un perseguitato perche' i moderati come me non lo sono mai".
A proposito dei giornali che hanno pubblicato le cifre del suo contratto:"Perche' solo del mio? vi invito a cercare i contratti degli altri personaggi e a confrontarli".
E ancora: "Se la Rai dovesse stringere e rendere meno confortevole l' ambiente di lavoro, mi cercherò un altro posto".
"Da quanti mesi si dice che bisogna togliere una serata di 'Porta a porta'? pensate che faccia piacere? se bisogna cominciare su Raiuno il pluralismo togliendo un puntata a 'Porta a porta' perche' no, poi magari andiamo a vedere cosa accade su Raidue e Raitre".
Il tono molto aggressivo ha stupito i giornalisti presenti: "Non sono aggressivo, ho il difetto di parlare chiaro. In un' azienda normale chi ottiene risultati riceve menzioni o una stock option a me invece vogliono togliere una puntata."
Beh, speriamo che a Vespa 'sta puntata non gliela tolgano. Un Vespa cronista d'assalto e conduttore incazzoso col potente di turno non me lo voglio perdere per nulla al mondo.

informazione e potere

Lapidate Prodi!
Povero Prodi, ormai è diventato un punching-ball. Dopo il caso Telecom, non passa giorno che i tg nazionali (che finalmente hanno scoperto, dopo anni di silenzi, la loro natura di contropotere al governo) non lo mettano alla berlina. Guardate ieri:Prodi era all'Onu a fare il suo discorso sul multilateralismo e i tg che fanno? Praticamente annullano l'evento, come se Prodi passasse da New York solo per attaccare Tronchetti Provera su Telecom o fare una battuta infelice sulla sicurezza del papa. Il Tg5 sulla gaffe di Prodi ci imbastisce addirittura un intero servizio farcito di insulti vari di esponenti del centro-destra al premier. La lapidazione di Prodi fa pari e patta con l'assenza di notizie tv sugli appetiti di Mediaset su Telecom oppure sull'attività della Procura di Brescia che sequestra e copia gli hard disc dei computer di giornalisti che fanno inchieste scottanti sul Sismi (tipo Carlo Bonini di Repubblica). Però questo è quello che passa il convento.

20 settembre 2006

I grandi ritorni 2

Da Vallettopoli a Buona Domenica

E' tempo di restaurazione. Guido Rossi lascia la Fgci, e lo stesso fa Borrelli, capo dell'ufficio indagini su Calciopoli. Ed è un segno di restaurazione anche la notizia che la bella Elisabetta Gregoraci, fidanzata di Flavio Briatore, coinvolta nelle intercettazioni su Vallettopoli e per questo cacciata dalla Rai, spunti nel palinsesto di Canale 5. E' nel cast di Buona domenica, condotto quest'anno da Paola Perego, e sarà sicuramente un elemento di notevole interesse per il pubblico affamato di scandali e scandaletti. Naturalmente Cesare Lanza, autore di Buona domenica (lo è stato per anni di Domenica in, adesso - per le sacri leggi della concorrenza - è passato dall'altra parte della barricata), nega che le cronache di quest'estate abbiano influenzato le libere scelte editoriali del programma. Noi, naturlamente, non ci crediamo.
P.S. Sfugge a questa ventata di restaurazione la decisione dell'Ordine dei giornalisti che oggi ha deciso di punire tre giornalisti per le note vicende legate allo scandalo calcio e al caso Moggi, sospendendoli per alcuni mesi dall'attività. Sono nomi grossi: Aldo Biscardi, Franco Melli e l'ex-vicedirettore del Tg5 Alberto Sposini.

I grandi ritorni

L'Edwige Tarantinata
Dopo lo scoop del Tg5, è ormai certo: Edwige Fenech torna al cinema grazie a Quentin Tarantino. Che l'avrebba contattata e convinta, citando inquadratura per inquadratura tutti i suoi film (quelli di genere degli anni '70 e '80, dai thriller di Sergio Martino e Mario Bava, alle commedie sexy come Giovannona Coscialounga e Quel gran pezzo dell'Ubalda ), a interpretare un ruolo nell'horror Hostel 2, da lui prodotto e diretto da Eli Roth.Quindi un ritorno mica da ridere, perchè Hostel 2 - e chi ha visto il numero 1 lo può ben immaginare - sarà una pellicola ad alto tasso di emoglobina, piena zeppa di repellenti scene di torture. La storia, che ha come protagoniste tre studentesse ospiti di un ostello, dovrebbe svolgersi in Italia ma, ad oggi, ancora non conosce il ruolo che interpreterà la Fenech.
La parabola dell'attrice è abbastanza paradossale. Dopo aver intrapreso la strada di produttrice cinematografica e di fiction (suo è l'indigeribile polpettone Il mercante di Venezia con Al Pacino), ha sempre negato interviste e dichiarazioni sui film di genere che hanno caratterizzato la sua intera carriera di attrice. Poi, magicamente, due anni fa Tarantino sdoganò Barbara Bouchet e tutto il cinema di serie B italiano. Persino la Mostra di Venezia fece un omaggio appassionato a quell'epoca, spingendosi addirittura a proiettare "Viva la foca" con Lory Del Santo. E anche l'Edwige ci ripensò, dichiarando che non aveva nulla da vergognarsi, anzi. Ora il triplo salto mortale: l'impegno in un film truculento che è un chiaro omaggio a quelle stesse pellicole in cui la Fenech veniva uccisa, trafitta, sbudellata.

Starlet in carriera

Sex on the beach
Per la serie quanto è bello guardare dal buco della serratura, adesso è arrivata l
'ora di spiare Daniella Cicarelli, l'ex-moglie di Ronaldo. Su Youtube circolava un video sporcaccione sulle prodezze della con il playboy Tatò Malzoni. Grande successo di contatti, ma poi per evitare grane legale You tube ha deciso di toglierlo dal suo server. Non che il video sia scomparso dalla rete, chiunque grazie a Google può rintracciarlo scaricarselo e vederselo. Vedere cosa? Un montaggio di sequenze di effusioni on the beachi, compresa una scena d'amore in acqua che farebbe arrossire i fans di "Da Qui all'eternità". Naturalmente Vetriolo ha un amletico dubbio: che il video sia costruito ad arte, con l'autorizzazione della meravigliosa Daniella, per incoffessabili scopi promozionali. Perchè in fondo Paris Hilton e Pamela Anderson sono diventate icone del nostro immaginario non tanto perchè ricche miliardarie o formose bagnine di Baywatch, ma perchè i loro filmini hard hanno trafitto il cuore adolescente di tutta la razza maschile del world wide web.

INLAND EMPIRE's synopsis 3

LOST IN LYNCH n.4
(Continua il riassunto dell'ultima misteriosa opera di David Lynch. Ripeto ancora il mio appello: chiunque abbia visto il film e voglia segnalare errori e incomprensioni in questa sinossi, è il benvenuto!)

Riappare la prima inquadratura di INLAND EMPIRE: il disco che gira. La ragazza dagli occhi blu che guarda la tv nella camera d’albergo piange. Sovraimpressa sull’immagine del disco che gira appare il volto della ragazza. Parlando a Laura Dern le suggerisce, “se vuole vedere”, di indossare un orologio, appoggiare una sigaretta accesa su un abito di sera e guardare attraverso il foro fatto dalla bruciatura. Laura esegue: quel che vede è sé stessa nella camera assieme alle ragazze. Due di loro aprono una finestra, dalla quale si scorge la strada polacca innevata. Dopo una dissolvenza vediamo la Dern dormire accanto al marito. E’ mattina: lei è in cucina intenta a preparare la colazione, all’improvviso ha un mancamento, si china verso terra per sopportare meglio il dolore.
Ripete il rituale della sigaretta sulla seta. Attraverso il foro vede l’uomo brutto (quello della sequenza iniziale che cercava un ingresso) parlare in polacco con una bella ragazza, probabilmente la moglie (è la stessa ragazza che vede la tv in camera e piange?). Ora una donna con una vestaglia bianca e lunghi capelli neri, ripresa di spalle, dice al marito che abbandona la stanza - di non desiderare figli (l’uomo è lo stesso che interpreta il marito di Laura Dern, solo che ora ha i baffetti e i capelli impomatati). Ora siamo tornati all’uomo brutto: picchia selvaggiamente la bella ragazza [su tutte queste scene polacche l’audio in sottofondo è sempre disturbato dallo scoppiettio di un giro che gira su un giradischi]
L’uomo impomatato coi baffetti è fermo sulla strada innevata. Passa uno sconosciuto al quale chiede l’ora. Sono le 9 e 45. Lo sconosciuto si allontana.
La bella ragazza nella camera d’albergo vede in tv i conigli. Sul set dei conigli un enorme fiammifero si accende su un lato dello schermo.Vediamo un braccio (la manica che lo fascia è di un colore rosso vivo) che in modo teatrale, quasi danzante, indica la direzione a Laura Dern, che scompare dietro una tenda rossa. La vediamo salire su una scala assai ripida in un luogo indefinito e poco luminoso. Entra in una stanza molto piccola con pareti metalliche, simile a un bunker. Si siede. Davanti a lei, seduto a un tavolo, c’è un silenzioso giovane sovrappeso con gli occhiali tondi. La Laura Dern che siede dentro il bunker ha una brutta cera, pare invecchiata, e un livido sotto la bocca assai appariscente. Senza che il giovane sovrappeso le chieda alcunché, inizia a raccontare di un uomo che tentò di violentarla, e di come lei sia riuscita a reagire, cavandogli un occhio e staccandogli le palle.

(Vetriolo incontra David Lynch)

19 settembre 2006

Vetriolo su Martinelli bis

E' plausibile che si entri in Rai con una pistola e nessuno se ne accorga?
Possibile che controlli anti-terrorismo siano dovunque, e non nei palazzi della Rai?
E' possibile che un regista (Renzo Martinelli), ospite di un programma di Radiodue per promuovere il suo film contro il terrorismo islamico "Il mercante di pietre", giri impunemente armato ( lo fa per ragioni di sicurezza, si crede un bersaglio di Bin Laden) per i corridoi del servizio pubblico senza che nessuno dica o faccia niente?
Tutto questo non è fantascienza, è successo oggi pomeriggio. Rai, di tutto di più!

Ascolti tv

Buone notizie dall'Auditel
Vetriolo odia l'Auditel e tutte le conseguenze nefaste che ha prodotto nella tv italiana.
Però oggi l'Auditel fornisce delle buone notizie: dopo il clamoroso crollo in picchiata della 2° puntata del programma-fotocopia di Bonolis ("Fattore C", la domenica su Canale 5), il flop del quiz di Amadeus (prima di Tg5), ieri è toccato al nuovo, pomposo Circus, il reality condotto da Barbara d'Urso che ha ottenuto il 17,45% di share. Ben 9 autori e l'ingaggio tra i concorrenti della Signora Valeria Marini non sono bastati a portare spettatori a Canale 5, sconfitto da Rai Uno e Miss Italia (21,42% di share). Ma l'ulteriore buona notizia è che anche il popolare Miss Italia ha registrato una flessione rispetto ai dati dell'anno scorso, quando la prima finale fu seguita da 2 milioni di spettatori in più. Vetriolo è speranzoso: vuole leggere questi numeri come il segno che anche lo spettatore medio non ne può più. Che si chiuda la triste pagina dei reality, dei quiz omologati e delle mignotte show, una piaga che ha fatto della tv italica la più brutta tv del mondo.

Vetriolo su Lost 2° stagione/2

UNA BOTOLA PER RITROVARE LA STRADA PERDUTA
(PITone l'acidone - che, grazie a una costosa trasferta americana pagata da Blogvetriolo, ha visto tutti gli episodi della seconda serie - ogni martedì commenta la puntata vista su Fox e anticipa succulente informazioni sulle puntate successive. La lettura è a vostro rischio e pericolo)

Non ce la facevamo più. Finalmente abbiamo scoperto cosa diavolo c’era in quella benedetta botola.
Un bunker segreto costruito da una misteriosa società per un esperimento scientifico misterioso. Chissà quanti spettatori avranno esultato. “Lo sapevo!” avranno esclamato balzando dalla poltrona.
Fanno tutti parte di un esperimento scientifico. La soluzione era facile. E invece no. I creatori della serie hanno seccamente smentito questa teoria, così come ogni altra teoria che i forum della serie si sono sbizzariti a inventare:
-l’isola non è Atlantide
-Non sono in un limbo e non sono tutti morti. Sono sopravvisuti davvero.
-Non sono in un mondo parallelo
“Non ci restano che i marziani”, si potrebbe pensare con qualche brivido che scorre lungo la schiena. Sarebbe un vero disastro. Peggio di una fiction TV che si brucia in due puntate in onda su Canale 5. Ma se non è una di queste opzioni, allora cosa può essere? E qui ricasca l’asino (ovvero il dubbio). Gli autori sapranno dove andare a parare? La paura che si risolva tutto con una esclamazione alla Fantozzi stile corazzata Potemkin (E’ una cagata pazzesca!) cresce in maniera esponenziale più si va avanti. Nei primi due episodi si sono aggiunti nuovi quesiti, sul computer che ogni 108 minuti potrebbe “distruggere il mondo” e sulla storia di Desmond. C’è chi ci crede (Locke) e chi no (Jack). Qui tornano alcuni dei vecchi leit-motiv della prima serie: la fede e il destino. Chiaro l’intento degli autori di voler dare un senso mistico all’aura di mistero che caratterizza la serie. Può essere una banale coincidenza il fatto che Desmond e Jack si siano conosciuti prima?
I collegamenti tra un personaggio e l’altro che vengono svelati durante i vari flashback sono un elemento che ricorrerà spesso nell’arco della seconda stagione. Speriamo che alla fine della serie, ci sia una spiegazione a tutto ciò e che si non risolva, appunto, come semplice coincidenza. Le prime due puntate si sono concluse con un grande “cliffhanger”, ovvero colpo di scena che lascia in sospeso: Jin è stato rapito dagli altri. Nelle prossime due puntate si scoprirà che questi “altri” non sono i tanto temuti “Gli Altri”, ma semplicemente i sopravvissuti dei passeggeri della coda dell’aereo. La gran parte di loro è morta a causa di una misteriosa malattia e noi conosceremo solo i pochi rimasti.
Su questo punto si possono già fare diverse illazioni sulla comparsa di questi nuovi personaggi: erano già stati pianificati dall’inizio o sono stati aggiunti in corsa per esigenze produttive?
Piccola curiosità: sulla pinna dello squalo avvistato da Sawyer e Michael compare il logo della Dharma, la società che ha ideato il progetto di sperimentazione e di cui sapremmo di più nel prossimo episodio. L’avete notato? Tenetelo a mente, perché questo è un indizio che tornerà utile nel finale di stagione.

Vetriolo su Milano

Nella ricca, moderna, efficiente Milano (questa è la cantilena che sentiamo da anni sulla 'capitale morale' del Belpaese) può succedere che scoppi un palazzo alle 8 di sera.
Non nella periferia che, per definizione, è degradata. No, a pochi chilomentri dal centro, da Piazza Duomo, via Montenapoleone e Corso Vittorio Emenuele (per chi non è di Milano, sono le strade dove il Tg4 è solito stazionare per fare le interviste alla 'gente'). Per la precisione in via Lomellina, accanto alla strada che porta all'aeroporto di Linate. E' possibile che nella ricca, efficiente, moderna Milano, scoppi un palazzo e il giorno dopo i sopravvissuti dicano che sì, effettivamente c'era puzza di gas. Da quandio, da due giorni? No, da due anni. Che sì, qualcuno è venuto a controllare, dei privati (privati? Investigatori privati? Aziende private?). Possibile che nella ricca, efficiente, modernissima Milano per due anni l'Amministrazione comunale non sia mai intervenuta o, peggio ancora, nessuno degli abitanti di via Lomellina, soffocati dall'odore di gas, non abbiano mosso un dito per capire di cosa si trattasse o, peggio ancora, lo abbiano fatto ma nessuno li abbia ascoltati? Vedremo che diranno le inchieste (ma attenzione, le televisioni comne è loro abitudine parleranno di questa faccenda solo per altri 2 giorni al massimo, poi stop. Che fine ha fatto l'affaire stupri a Milano? Le tv non ne parlano più!)
L'idea che mi sono fatto di Milano è a volte assai tenebrosa: tante persone rinchiuse in casa, stanche annoiate e impaurite (più sono anziane e più sono impaurite) in una città inospitale che chiede solo di essere lasciata in pace. Intanto la tv accesa vomita spazzatura, e l'olezzo di gas fuori dalla finestra. Ma è fuori appunto, non nella MIA casa. Fuori non c'è niente, ci sono solo gli altri, c'è solo Milano.

18 settembre 2006

Vetriolo su Telecom

Benedetta bufera Telecom
Le dimissioni di Tronchetti Provera e la bufera – oggi anche giudiziaria – su Telecom mi fanno enorme piacere. Da due mesi sono diventato, per la prima volta nella mia vita, un ex-cliente Telecom. Niente più fisso in casa. Ormai c’è solo il cellulare a tenermi attaccato col mondo. Ora che ci si può collegare a Internet anche tramite gli operatori di telefonia mobile, non trovavo più alcuna ragione di pagare il canone al marito di Afef.
Il mio odio nei confronti della ex-Sip non è congenita: nasce solo qualche mese fa, quando decido di regalare a mia madre un videotelefono. Mosso a pietà per la distanza siderale che separa Milano dalla Toscana, dove lei abita, acquisto 2 videotelefoni Telecom. In questo modo, dando a mia madre la possibilità non solo di ascoltare la mia voce ma anche di indovinare i miei tratti (perché alla fine la tecnologia non era proprio il massimo per qualità di visione), sapevo di farla contenta.
E invece inizia il dramma: uno dei 2 videotelefoni che compro non funziona.( scoprirò qualche tempo dopo leggendo un’intervista di Riccardo Riuggiero, amministratore delegato ahimè ancora in carica, che quello che mia madre aveva in casa era un prototipo con molti problemi). Nel negozio dove avevo fatto l’affare, mi rimbalzano. La merce non si cambia in negozio, ma solo rispedendo il prodotto a Telecom, previa telefonata al 187. Mia madre inizia un tour de force che durerà mesi, quando una servizievole operatrice (scopriremo poi servizievole nei confronti di chi) autorizzerà un corriere a ritirare il videotelefono e, nel giro di alcune settimane, ne farà recapitare uno nuovo, fiammante e soprattutto funzionante. Ma Telecom e le sue operatrici sono generose: per scusarsi di fronte a tale disservizio, la signorina decide di fare un regalo. Spedirà gratis un altro videotelefono a mia madre. E qui casca l’asino: mia madre, anziché rifiutare un prodotto inutile (che se ne fa uno di 2 videotelefoni in casa, a meno che non abiti a villa Certosa?) accetta, pensando di farne dono a mia sorella. E così accadrà. IL dramma è sulla sua bolletta telefonica verrà addebitato l’importo del videotelefono ‘regalato’ da Telecom. Pensiamo ad un errore: basterà una telefonata al 187 per risolvere la questione. Non è così: dopo decine di telefonate e qualche settimana di attesa, mia madre ha la fortuna di parlare con la signorina servizievole che le aveva fatto il ‘regalo’. Costei le dà la seguente risposta: “Quando il corriere le ha portato il telefono lei ha firmato una ricevuta. Su questa ricevuta c’era chiaramente scritto che riceveva la merce a titolo oneroso. Quindi…”
Quindi la Telecom di Tronchetti Provera dava istruzioni precise ai suoi operatori di raggirare i clienti, soprattutto quelli più inermi e anziani.
Per questo Telecom e la sua dirigenza, con la sua mole enorme di debiti, non avranno mai e poi mai la mia compassione e solidarietà.

La classifica del lunedì di Vetriolo

THE QUEEN NIENTE MALE
Una Helen Mirren strepitosa per un film furbetto e geniale. La furbizia è tutta nello stimolare lo spettatore voyeur a guardare dal buco della serratura di Buckingam Palace dopo la morte di Lady Diana. La genialata del film, che ricostruisce veri e falsi retroscena, consiste nell' appiciccare la patente di miglior servitore di Sua Maestà la Regina al 'rivoluzionario' Blair. Parlando della Gran Bretagna di 10 anni fa, si versa acido muriatico su quella di oggi.

THE ROAD TO GUANTANAMO SE LO PERDI SEI STUPIDO
Una storia vera, un docu-fiction impressionante. Si esce stravolti da T
he road to Guantanamo, inghiottiti dallo sgomento per le malefatte dell'Occidente nel nome della lotta al terrorismo. Un film che, proprio grazie alla rozzezza del digitale e l'assenza de tesi precostituite, ha la forza di un reportage e l'impatto emotivo di un horror apocalittico. La Fallaci l'avrebbe odiato!

IL MERCANTE DI PIETRE RIVOLTANTE
Diretto dal 'sofisticato' Martinelli, Il mercante di pietre ha l'estetica di un tv movie da fondo di magazzino e, col suo messaggio (perchè ha un messaggio, proprio come i film politici di sinistra del cinema d'impegno civile), lo spessore culturale di un servizio notturno del TG4. E qual è il messaggio? "Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani!" La Fallaci l'avrebbe adorato.


SUPERMAN RETURNS!
SOLDI BUTTATI

Superman poteva anche non tornare. Il film è un gelido troppo lungo omaggio ai film con Christopher Reeve. Insomma siamo fermi a 30 anni fa, con un protagonista bamboccio e un Kevin Spacey-Lex Luthor gigione che fa rimpiangere l'immenso Gene Hackman. Unica eccezione, i fenomenali effetti speciali. Anche il botteghino se ne è accorto, e Superman non ha trionfato come i produttori speravano.

THANK YOU FOR SMOKING SE LO PERDI SEI STUPIDO
Commedia americana non tanto contro il fumo, ma contro il politicamente corretto, le lobby e i loro portavoce, le compagnie del tabacco, Hollywood, la dialettica, i giornali (o meglio, certe giornaliste mignotte e in carriera). Insomma, un antidoto contro i grandi manipolatori della verità. Si ride amaro.


NON E' PECCATO-LA QUINCEANERA
SE PO' FA'

Pompatissimo perchè vincitore del premio del pubblico al Sundance, è carino ma niente più. Già mi immagino una versione hollywoodiana con Ashton Kutcher e Hillary Duff, magari un po' depurata dai riferimenti all' illibatezza della Madonna (il film fa nascere qualche dubbio a proposito).

LE COLLINE HANNO GLI OCCHI CAPOLAVORO ASSOLUTO!
Può piacere solo agli amanti del genere. Un horror-western crudele che fa a pezzi il cult-movie di Wes Craven di cui è il remake. In Italia è uscita la versione cinematografica americana, e non quella integrale, un po' più gore, che si trova nel dvd USA.


MARE NERO RIVOLTANTE
Il film di Roberta Torre è una bestemmia contro il cinema. Quando si riaccendono le luci dopo meno di un'ora e mezzo di proiezione, ti senti semplicemente turlupinato. Venduto come un thriller sullo scambismo, è solo la copia senza capo nè coda di Eyes Wide Shut. Tutti gli interpreti (a partire da Luigi Lo Cascio) sono da picchiare!

C.R.A.Z.Y.
NIENTE MALE

Furbo, simpatico e con un tono nostalgico che funziona. Un Donnie Darko in salsa gay, con canzoni che più belle e ruffiane non si può ( c'è il meglio di David Bowie e Pink Floyd).

17 settembre 2006

Rai al vetriolo: Landolfi

Buone notizie sul fronte informazione. Si è finalmente costituita la Commissione di vigilanza Rai, organo di controllo parlamentare. Alla sua guida, con voto bipartisan e sulla base di un’intesa tra forze politiche di governo e di opposizione, è stato eletto Mario Landolfi, uomo di AN, ex-ministro della comunicazione dell’ultimo governo Berlusconi. Chi ha buona memoria si ricorderà che Landolfi aveva già svolto il compito di Presidente della vigilanza. Accadde tra il 2000 e il 2001. Arrivò all’onore delle cronache, più che per i propri meriti, soprattutto per responsabilità di Gad Lerner. Infatti Lerner, nel dare le dimissioni da direttore del Tg1 per non aver evitato la messa in onda immagini pedopornografiche, tirò fuori dalla tasca un biglietto. Era una raccomandazione di Landolfi. “Con questo signore – disse Lerner -sono andato a pranzo il 13 luglio scorso. Abbiamo parlato dei massimi sistemi. Alla fine del pranzo mi ha fatto vedere un bigliettino:’Ci sarebbe questa persona da sistemare’, mi ha chiesto”. Tutto questo in diretta tv sul Tg1. Landolfi si sentì diffamato e querelò. Lerner quest’anno ha vinto la causa. Non solo Landolfi non può ritenersi diffamato, ma è stato anche condannato a pagare 4000 euro di spese processuali.
A conferma delle rivoluzioni prossime future sul fronte Rai basterebbe aver letto le dichiarazioni di Landolfi ieri su Repubblica. Tra le tante ne spiccava una su Biagi (“Non è un epurato. Lui stesso ha lasciato la Rai con soddisfazione”) e una sul futuro della tv pubblica, assai confortante (“La storia della Rai non è quella della Bbc. E pensare di cambiarla è una vana speranza.”)

Santoro returns: l'importante sono i capelli

Sul ritorno di Santoro in tv, anche a me è capitato di dialogare con interlocutori assai beffardi e ironici sulle colorazioni rossastre dei capelli del conduttore. Poche volte mi è capitato sui giornali un commento così conforme ai miei pensieri. E’ capitato ieri leggendo l’Amaca di Michele Serra su Repubblica:

“Incredibile ma vero, il ritorno in televisione di Santoro, al termine di uno dei più clamorosi casi di censura della storia repubblicana, arriva sui giornali venato di scherno, gossip, facezie sulla sua tintura per capelli, nella migliore delle ipotesi dissertazioni finissime sulla modulazione del linguaggio televisivo (ma chi se ne frega, tra l’altro). A me Santoro, tanto per chiarire, risulta parecchio indigesto. Ma ho acceso il televisore, l’altra sera, con l’emozione e con il rispetto che si deve a un pezzo di libertà che ritorna. E ritorna, tra l’altro, riempiendo un grande vuoto nel palinsesto, parlando di società, di sfruttamento e di capolarato, non di tinture per capelli.
Di fronte a quest’evidenza – una censura che finisce, una forma discutibile ma alta e seria di giornalismo che ritorna – mi domando che importanza abbia il fatto che Santoro sia presuntuoso oppure umile. Solo un paese cinico, e tutto sommato stupido, può riuscire a mettere tra parentesi la sostanza di una vicenda simile, e perdersi nella ciancia collaterale. La Rai, da ieri, grazie a Santoro e al suo staff, ha decisamente più peso giornalistico di prima: non basta? Non va bene? Avremmo preferito un Santoro non tinto, ma a casa sua a girarsi i pollici?”

15 settembre 2006

Santoro returns!

Anno zero, gli immigrati e l'elefante parlante
Lo sapevate che il 70% degli immigrati clandestini arrivano in Italia legalmente (con un visto turistico), e solo il 30% arriva sui barconi via mare o con documenti falsi?
Lo sapevate che, come in Italia negli anni ’50, esistono ancora i caporali che reclutano sulla piazza i manovali?
Lo sapevate che questi caporali, tutti italiani, hanno delle ville di lusso nel bergamasco?
Lo sapevate gli immigrati assunti come muratori devono firmare una lettera di dimissioni in bianco per poter essere più facilmente ricattati?
Lo sapevate che 1 lavoratore su 2 nel settore edilizio a Milano è straniero?
E che il 40 % dei lavoratori stranieri irregolari nell’edilizia è concentrato a Milano?
E che il mercato delle costruzioni negli ultimi 5 anni è cresciuto del 26, 5 %?
E il guadagno delle società di costruzioni quotate in borsa negli ultimi 2 anni è stato del +71% ?
Lo sapevate che a Milano ci sono case popolari in cui si muore di tumore da amianto?
Lo sapevate che i cinesi in Italia non muoiono mai?
No, non abbiamo visto il telegiornale ieri sera. Abbiamo visto “Anno zero”, il nuovo programma di Santoro su Raidue e, in un paio d’ ore, abbiamo avuto tutti questi dati sulla realtà italiana.Si, lo so. Se avessimo visto i telegiornali avremmo però avuto informazioni altrettanto utili e importanti: sull’elefante che parla in Corea (Tg5 ore 13), sul maltempo e le stagioni che non sono più le stesse (tutti i tg, tre servizi di apertura di Studio aperto ore 18), su Costanzo che festeggia 30 anni di tv (Tg5 ore 20), su Michelle Hunziker che confessa le sue pene d’amore (Studio aperto ore 18), sulla nuova impresa dello scalatore scalzo del Monte Bianco…

Vetriolo su Martinelli

Il mercante di pietre (sui coglioni)
(Accadueesseoquattro, che sarà tacciato di integralismo, ha partecipato ieri sera all'anteprima dell'ultimo film di Renzo Martinelli, Il mercante di pietre. Tutta la sua bile in esclusiva per Vetriolo:)
Provocatorio è un film che ti scuote, che ti costringe a riflettere sulle tue opinioni, a smantellare i preconcetti. Una messa in fila di banali luoghi comuni, già ascoltati mille volte tra salotti Vespa-siani e tavoli da giuoco stile Prosecco& Tressette, possono essere al massimo irritanti.
La provocazione è un’arte, la dermatite causata dal film di Martinelli è una rogna.
Sin-ossi(geno):
Professore mutilato da attentato a firma Al-Qaeda nutre un profondo odio verso l’Islam.
La moglie lavora per Alitalia (product placement a volontà), rimane coinvolta nella sparatoria che sventa un attentato all’aeroporto (ma la scena si svolge nella stazione ferroviaria di Fiumicino!)
Per distrarla dallo shock subito, lui la porta in vacanza in Cappadocia, ma le uniche due persone con cui entrano in contatto sono due pericolosi terroristi “in sonno” (ma che sfiga!).
Lui ritorna all’università più paranoico che mai, e pure cornuto perché la moglie si lascia sedurre dall’italiano nato in Afghanistan interpretato dall’americano Harvey Keitel (Orrore! Un cristiano convertito all’Islam!)
Il film si srotola su virtuosismi di montaggio sonorizzati alla “Star Wars” e battute caustiche
sui critici cinematografici (Il loro matrimonio sta andando a rotoli, sono a cena e lei dice “andiamo al cinema, questo film lo hanno stroncato”. Lui:“Allora sarà bellissimo, i critici sono gente frustrata”. Tutto vero: a vedere film come questi si rischia il trattamento sanitario obbligatorio!)
I critici in sala sorridono alla provocazione (l’unica degna di questo nome presente nel film), e il film prosegue verso lidi che non vogliamo svelare.
Possiamo solo dire che Martinelli ha realizzato un film fedele alla sua linea estetica e non allineato al pensiero che crede nel dialogo intercultural-etnic-religioso. Ma fare un compendio di frasi fatte, senza aggiungere un solo briciolo di novità, spacciando filmati di lapidazioni (fornite da Amnesty International) come “smoking gun” per incitare alla rivolta conto l’islam sono cose ci aspettiamo di vedere in un servizio dell’edizione notturna del Tg4, non al cinema!

I panini del Tg1

Oggi c'è un divertente articolo di Repubblica sul famoso panino del Tg1 di Clemente Mimum. E' anche in rete. Enjoy:

  • il panino del tg1
  • In memoria di Oriana Fallaci

    Ci mancheranno le sue invettive ("Prodi e Berlusconi sono due fottuti idioti"), le sue divertenti e stimolanti provocazioni (voleva far esplodere una moschea in costruzione vicino Firenze), le sue paginate e paginate e paginate e paginate e paginate e paginate di 'riflessioni' sul Corriere della sera. Ci mancheranno i lunghi servizi del Tg5 appena la scrittrice apriva bocca per vomitare livore contro l'Islam, Chavez, Arafat, Fellini, i messicani, l'olio d'oliva del New Jersey, L'Europa, Maometto, Barbapapà (no, Barbapapà forse si è salvato).

    13 settembre 2006

    INLAND EMPIRE's synopsis 3

    LOST IN LYNCH n.3
    Laura Dern conversa con due vecchietti nella sua abitazione. Parlano polacco e si stupiscono che lei non faccia altrettanto. Accanto a loro c'è il marito della Dern (Peter J. Lucas), che è probabilmente il loro figlio. La Dern dice di capire il polacco, ma non di parlarlo.
    Una donna con una maglia bianca e calzoncini corti (Julia Ormond) si trova in un luogo che potremmo identificare come una stazione di polizia. Racconta ad un uomo (un poliziotto?) di essere stata ipnotizzata da qualcuno che la guardava in un bar e che le ha ordinato di uccidere. Si alza la maglietta e mostra al suo interlocutore un cacciavite piantato nello stomaco.
    Dopo aver girato una scena su un patio, Nikki e Denon, durante un intervallo, conversano con Freddie che gli chiede dei soldi. Mentre la camera inquadra il dettaglio della bocca di Nikki al trucco, una voce fuori campo (il truccatore?) si chiede :"Chi interpreta Smithy?". Il marito di Laura Dern avverte minacciosamente Justin Theroux di stare alla larga da sua moglie, perchè è una donna sposata. Sul set il regista Kingsley cerca vanamente di far abbassare un proiettore ad un elettricista chiamato Bucky Jay , di cui sentiamo solo la voce (è quella di David Lynch). L'aiuto regista si avvicina a Kingsley e gli consiglia di avere pazienza perchè Bucky ha problemi con la moglie.
    Nella scena successiva (il film Fra le stelle in un grigio domani) Bobby e Sue sono in casa, lei sta andando in palestra ma Bobby la persuade a prendere un drink assieme a lui.
    In una pausa di lavorazione il regista parla con i tecnici lamentandosi delle luci e chiede di ripetere la scena. Durante la pausa Freddie chiede soldi ad alcuni membri della troupe. Denon chiede a Nikki, sempre più attratta da lui, di andare a cena assieme in un ristorante intimo e con una buona cucina italiana. Lei accetta.
    Nella scena successiva (il film Fra le stelle in un grigio domani) assistiamo a un incontro d'amore tra Sue e Bobby [Lynch riprende i dettagli dei due, mani, dita, bocche].
    Durante le riprese di un'altra sequenza, Laura Dern confonde fiction e realtà. Infatti, nello sconcerto generale, le sfugge la frase: "Sembra un dialogo del nostro copione!"
    Il regista blocca le riprese e grida: "Che succede?" L'agente di Denon tranquilizza il suo cliente, dicendogli che non esistono prove che il film sia maledetto.
    Inquadratura in avvicinamento di una camera da letto illuminata di blu: sotto le coperte Laura Dern e Justin Theroux stanno facendo sesso. Fuori, ad osservarli, c'è il marito di Laura. A letto lei si ricorda di una scena girata il giorno precedente: lei che parcheggia l'auto in un vicolo dietro gli studi e vede una scritta. Mentre Justin Theroux continua a scoparla, lei grida a Denon di essere Nikki, mentre lui, incredulo, la chiama Sue. La macchina da presa si allontana dalla stanza, al cui interno luci e ombre si susseguono velocemente. L'effetto sonoro è simile a un nastro che si riavvolge.
    Ora vediamo la scena descritta prima dalla Dern:lei che si avvicina all'auto parcheggiata in un vicolo e si accorge di una scritta su una parete:AXXON N. e di una freccia che indica una porta. Attraversanso il passaggio entra negli studi cinematografici, dove assiste alla visione di se stessa che prova un dialogo con Denon in presenza di Kingsley e di Freddie [è la sequenza vista alcuni minuti prima, sul set del film ancora in preparazione]. Poi Freddie interrompe il dialogo perchè dice di aver visto qualcuno. Questo qualcuno è Laura stessa, che fugge. Denon si alza e va verso il set. Mentre fugge Laura vede che l'altra se stessa, quella del passato, è scomparsa. Intanto in una finestra della casa di Smithy suo marito la sta osservando. Laura grida:"Billy!", poi si dirige verso il fondale di una casa, ne apre la porta ed entra dentro...una vera casa. Ora è in un salottino piccolo e arredato con semplicità. Chiude la porta e si affaccia alla finestra, dalla quale vede Justin Theroux. Fuori, Justin non può entrare perchè quella casa, nel suo mondo, è un fondale e nient'altro. Dall'interno della casa Laura lo chiama Billy, poi lui scompare, scompare il set e appare un giardino. Laura apre la porta ed esce all'esterno, appurando di trovarsi realmente in un giardino. Rientra in casa e la ispeziona. Dal salotto va in camera da letto (è la stessa stanza dove l'abbiamo vista fare l'amore con Justin Theroux). Mentre lei è in camera vediamo il marito aggirarsi nelle altre stanze e nascondersi. Poi lo vediamo entrare nel letto e coricarsi. Ora Laura si trova nel corridoio. C'è una lampada che si accende con un' esplosione, illuminandole il viso. Delle belle ragazze invadono la stanza. "Chi siete?" grida Laura. Loro rispondono: "Guarda se ci hai già conosciute!". Una le dice che in futuro sognerà in una specie di sogno e che quando si sveglierà accanto a sé avrà qualcuno che conosce. Laura allora si mette le mani sugli occhi. Quando si scopre il viso la scena che vede è totalmente mutata: è all'esterno, su una strada coperta di neve, anche lei è cambiata, è più sporca e vestita con abiti miseri. Le ragazze esclamano: "Questa è la strada, la vuoi vedere? Un po' più avanti su questa via."

    (continua)

    INLAND EMPIRE's synopsis 2

    LOST IN LYNCH n.2
    La scritta Hollywood campeggia a tutto schermo. Con una zoomata all'indietro si scorgono davanti alle colline di Los Angeles i capannoni degli studi cinematografici.
    Il regista Kinglsey (Jeremy Irons) esprime la sua soddisfazione per avere nel cast Laura Dern e Justin Theroux. Adesso veniamo a conoscenza del nome del personaggio di Laura Dern in INLAND EMPIRE: è Nikki Grace. Mentre quello di Theroux è Denon. Nikki e Denon sono ora ospiti di un talk- show dove l’attempata conduttrice Marylin (Diane Ladd, la vera madre di Laura Dern) ironizza sulle armi seduttive di Denon, rammentando a lui di avere moglie e due figli, e a Nikki di essere sposata.
    Un primissimo piano di un sorridente William H. Macy di fronte a un microfono annuncia il termine dello show. Il titolo del film in corso di lavorazione si intitola Fra le stelle in un grigio domani (ne vediamo la prima pagina del copione). Denon, Nikki, il regista e il suo assistente Freddie (Harry Dean Stanton) si incontrano sul set ancora in allestimento per discutere del copione. Kinglsey indica a Nikki il fondale della casa di Smithy (presumibilmente il marito del personaggio interpretato da Nikki). Nikki osserva il fondale e ripete “la casa di Smithy”. Denon e Nikki provano un’intenso dialogo del film (fatto di poche banali battute, ma ad alta intensità emotiva, tanto è che la Dern piange) tra i personaggi di Fra le stelle in un grigio domani (lei si chiama Susan, lui Bobby). La scena è bruscamente interrotta da Freddie che nota qualcuno nascondersi dietro le quinte del set. Denon va in esplorazione, sente dei passi in direzione della finta casa di Smithy, ma non trova nessuno, come se chi era lì poco prima fosse stato ingoiato dal set. Il regista è costretto allora a rivelare che Fra le stelle in un grigio domani è in realtà un remake di una pellicola gitano-polacca che non è mai stata completata, intitolata in tedesco Vier Sieben, 47. La ragione dell’interruzione fu la morte dei due attori protagonisti.

    Vetriolo sul tg1

    Un giornalista al Tg1!
    Gianni Riotta, vice-direttore del Corriere della sera, è il nuovo direttore del Tg1.
    Finisce così l'era di Clemente Mimum, in sella al telegiornale della rete ammiraglia della Rai ininterrotttamente dal 2002. Il Tg1 di Mimum ha vuto il merito di narcotizzare la realtà e di rendere la politica e il suo linguaggio ancora più distante e contorto di quello che è (ho le prove, un anno di videoregistrazioni che, messe assieme, sarebbero un interessante e raccapricciante documento!) Addio Clemente, ci mancherai!

    Scrittori informazione camorra

    La tv camorrista
    Milano, ieri sera ore 21 Festa dell'Unità. Roberto Saviano, scrittore e giornalista, parla del suo libro:"Gomorra"(Mondadori). Chi lo ha letto, un mix tra romanzo e reportage giornalistico, ne è uscito sconvolto. Di che parla "Gomorra"? Di una grande emergenza rimossa, la camorra. Una camorra che non fa non fa più notizia. Infatti quel che ha sorpreso nelle dichiarazioni di Saviano - e del collega Antonio Scurati che lo accompagnava - è il grande vuoto informativo che ha azzerato il problema. Nonostante la camorra faccia più morti della mafia nessuno ne parla. E' una camorra che non vuole ripetere l'errore di ammazzare dei giornalisti (lo fece negli anni 80 con Giancarlo Siani) per evitare che troppe luci si accendano su di lei, su un'organizzazione militare-criminale che si è fatta Sistema, impero finanziario-imprenditoriale illegale, con le mani sullo smaltimento dei rifiuti, delle costruzioni, nella droga. A Sud certo, ma soprattutto al Nord. Molto più evoluta, molto più moderna, molto più raffinata della mafia siciliana. Con incredibili livelli di connivenza con il sistema politico e imprenditoriale "legale".
    Volendo fare gli ottimisti potremmo definirla ' una grande risorsa per il Paese'. Capita così che da anni Il Corriere della sera reputi il problema criminalità in Campania mero folklore, u
    na materia poco elegante per meritare la copertura del più autorevole e venduto quotidiano italiano. Cita Saviano il maxi-processo Spartacus, il più grande processo contro la criminalità organizzata degli ultimi 10 anni svoltosi nell'indifferenza dei media (si è concluso nel settembre 2005 quando nel giorno del verdetto il tribunale di S. Maria Capua a Vetere si è trasformato in un gigantesco bunker con 200 tra poliziotti e carabinieri, cani anti bomba, due elicotteri di sorveglianza). Nessuna troupe televisiva Rai o Mediaset, nessun corrispondente dei quotidiani nazionali. Ci sono solo alcune emittenti estere (scandinave ed estoni), sorprese dall'imponenza del processo. Il potentissimo clan dei casalesi, gli imputati, d'altronde ama il silenzio. E allora se l'informazione, per paura o connivenza, sceglie di parlare d'altro, è giocoforza che sia un narratore di fiction, uno scrittore, ad usare la penna per raccontare il marciume. Ma, come dice Scurati, Gomorra è un libro pericoloso proprio perchè, in qualità di 'romanzo', dice la verità sul mondo (una verità così raccapricciante da essere quasi incredibile), rischiando di alimentare il nostro lato perverso e oscuro. Se ognuno di noi, comodamante seduto nel suo salotto, legge il romanzo-inchiesta-saggio di Saviano contemplando passivamente l'orrore che vi è descritto - esattamente come fa guardando la guerra in tv o gli show del dolore (e qui Scurati cita "Vespa che fa il buffone con il plastico della casa di Cogne") - fa diventare "Gomorra" un ulteriore anello di spettacolarizzazione della violenza alla quale la tv più deteriore ci ha abituato.
    Improvvisamente, dopo un'intensa ora e mezzo, lo sconvolgente dibattito si è concluso. Alla Festa dell'Unità Cesare Cremonini aveva iniziato il suo concerto. Lo spettacolo ha ingoiato la realtà.

    (la copertina dell'ultimo numero de L'Espresso con un reportage di Saviano su Napoli. E' leggibile anche qui: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Inferno%20napoletano/1378147&ref=hpsp)

    Poco vetriolo su Amelio

    La Cina è vicina?
    (Uno degli sgherri di Vetriolo, Vetriosanch, voleva sbranare l'ultimo film di Amelio. Ha partorito, ahimè, un interminabile, sperticato, elogio)
    La Cina io ce l’ho davanti a casa, campionata in un piccolo capannone tessile che sta sotto le mie finestre. Creatura viva e misteriosa dotata d’un moto impercettibile ma costante, come fa “quel mare nero che si muove anche di notte e non sta fermo mai”. Gente che sembra desiderare soprattutto di non esser notata. Felpate operazioni di carico e scarico da anonimi furgoncini all’imbrunire. Rare discussioni tra compari subito sedate dietro una saracinesca. Poi quel ronzio lontano e continuo degli aghi elettrici che non conosce orari. Che nelle afose notti estive penetra nel mio quotidiano dalle finestre spalancate. Mentre io dormo loro lavorano. Lavorano sempre. C’è qualcosa di disperatamente nichilista nel pensare (non posso che pensarla) una vita fatta unicamente di lavoro. Con le sole pause fisiologiche a cadenzare i ritmi di una quasi bio-meccanica unità di produzione. Ed è questo sottile incubo che s’insinua nello spazio del mio vivere a disturbare, ben più della ritmica ronzante degli aghi elettrici.
    Ho riconosciuto qualcosa di questa sensazione nel film di Gianni Amelio “La stella che non c’è”, che infatti risulta un film disturbante e sgradevole ben più di quanto volessero esserlo le opere precedenti del regista calabrese. E’ un film tanto privo di gratificazioni per lo spettatore da rischiare il rifiuto (difficilmente avrebbe vinto un concorso). Apprezzabile per il coraggio di lavorare davvero per sottrazione, ma non nel modo oggi “a la page” del minimalismo “sporco” e clipparolo di chi non ha un bel niente da dire. Infatti Amelio sottrae non tanto sul piano dell’immagine. La Cina la vediamo eccome nella bellissima opacità livida e ferrigna della fotografia di Luca Bigazzi. Amelio toglie sul piano del senso. Adotta qualcosa di simile a quel nichilismo disperato che la “mia” personale Cina sottocasa comunica a me, per raccontare un luogo dell’assenza e della negazione. Tutto, nel film e intorno al film, sembra contagiato dall’annullamento.
    Si parte da un romanzo il cui titolo è già programmatico, “La dismissione” di Domenico Rea, sulla chiusura della grande acciaieria Ilva di Bagnoli. Per di più lo si nega nel suo filo narrativo, partendo dalla fine della storia per immaginarne un seguito che sulla carta non c’è (un seguito che porta Vincenzo Buonavolontà-Sergio Castellitto in Cina alla ricerca dell’acciaieria perduta e di un difetto segreto che deve essere riparato). Si adotta un altro titolo che fa riferimento diretto a qualcosa che ”non c’è”. Dopo avere azzerato la trama del libro Amelio vi innesta il tema del viaggio, a lui caro, ma la destinazione è stavolta un luogo tanto “altro” che i suoi abitanti non sanno più chi siamo noi ("Gli italiani sono irakeni?" chiede un personaggio cinese). Un luogo che ci inghiotte, dove possiamo perderci perché perduta è la nostra identità di origine.
    Come nell'Albania de “Lamerica”, nella Torino anni ‘50 di “Così ridevano”, nella Berlino de “Le chiavi di casa”, Gianni Amelio cerca altrove l'Italia che non c'è (più): «In Cina non sono andato per scoprire la Cina, sono andato per capire meglio un operaio italiano» ha dichiarato Amelio. Ma questa volta il gioco è portato all’estremo e ribaltato. Lo specchio (deformante?) in cui il regista di “Il ladro di bambini” ci porta a rifletterci è diventato un non-luogo, senza mappe leggibili, in cui non possiamo orientarci. Un incontro senza possibilità di scambio dialettico, dove qualcosa va sempre lost in translation, come nella scena iniziale del dialogo tra Castellitto e la delegazione cinese che porta al licenziamento della traduttrice (anche in questo caso per la mancanza di un minimo comune denominatore morale). Il rapporto base del film tra il personaggio del manutentore (che non sembra riuscire a mantenere alcunché) Vincenzo Bonavolontà (nomen omen) e quello della ragazza cinese, si stabilisce proprio su questa perdita, su un azzeramento.
    Ed è questo rapporto basato su un vuoto che ci conduce in Cina, territorio alieno e onirico, formicaio di palazzi-fabbrica, di vita-lavoro, di vastità e complessità intangibile. Sembra procedere d’un moto inerziale che ha il segno dell’ineluttabile. Amelio non cade certo nel bozzettismo stereotipato del paese ostico e strano come il suo alfabeto. Ma trasmette un senso di impenetrabilità inquietante appena mitigato da misteriosi segni di umanità ("I cinesi prima ti fanno lo sgambetto, ma poi ti aiutano a rialzarti" dice la ragazza dopo il kafkiano arresto del protagonista). E’ lungo il percorso, sempre più indefinito, tra remote province industriali, che si motiva l’agire del personaggio di Castellitto, ossessionato dalla ricerca dell’altoforno a cui ha lavorato per una vita, venduto a qualche fabbrica cinese, cui manca però un pezzo da lui costruito, un piccolo cuore d’acciaio, per funzionare bene. Così crede lui, almeno. Visto che nessun altro sulla faccia della terra sembra preoccuparsene.
    Bonavolontà-Castellitto è un uomo senza passato (non ne rivela nulla) mosso da un scopo nobile ma arido come il pezzo di metallo che si porta appresso per mari e per monti. La sua stella è quella che non c'è. E' l’assenza del calore di un affetto, la vacuità di un'esistenza votata solo al lavoro. Dominata dall’assenza è anche la vita di una madre emigrata nella lontanissima Italia (la ragazza cinese interpretata da Tai Ling), i cui problemi esistenziali possono essere elencati come una lista della spesa. Così pure la vita di strada del suo figlio senza padre. E’ come la luce spenta di un giocattolo rotto che non si può riparare, neppure con la b(u)ona-volontà. Amelio nega l’happy end: il figlio senza padre potrebbe incontrare l’uomo senza affetti e la donna senza famiglia. Ma è solo una possibilità, appena suggerita da un “noi” che il protagonista usa alla fine del film. In questo “La stella che non c’è” ha un esito narrativo meno accomodante e consolatorio di “Le chiavi di casa”. E’ più rigoroso e intransigente. Sembra quasi il segno di una svolta poetica in un autore a volte sfuggente come Amelio, ma mai così amaro.
    La scena più potente -in questa personale visione del film- dura solo pochi secondi e mostra il piccolo pezzo di acciaio rotolare in un grande raccoglitore di rifiuti metallici. Il tassello mancante che il “manutentore” Castellitto è riuscito a costruire dopo anni di studio viene buttato via perché “oggi le macchine ne producono di migliori”. Il frutto di tutta una perizia artigianale ormai senza prezzo, il simulacro di tanta ostinata determinazione, finisce alle ortiche. La fatica titanica di un viaggio dettato da sentimenti di solidarietà e altruismo viene vanificata e azzerata, per mano di un anonimo operaio cui Bonavolontà ha consegnato la preziosa reliquia come ad un salvatore giunto allo stremo delle forze a raccogliere il testimone. Il povero manutentore neppure se ne rende conto e anzi racconta più tardi alla ragazza che “è andato tutto bene, sono stato fortunato.”
    E’ un epilogo tra più amari e cupi che mi sia dato ricordare, destinato a fissarsi nella memoria. Sfiorato da una sorta di nichilismo, appena mitigato da una possibilità di ricomposizione finale, che sorprende in Amelio e va decisamente fuori dai binari del cinema che gira intorno.

    12 settembre 2006

    Lynch in Italia

    LYNCH-ENDENTALE
    Blogvetriolo sta ormai rivelando la sua vera natura e il suo tallone d'Achille: è votato a un' incondizionata ammirazione per David Lynch e la sua opera omnia. Niente paura: questo fervore malato si stempererà presto, grazie al fatto che Lynch fa un film ogni 5 anni. E Vetriolo si occuperà d'altro. Nel frattempo ecco un microscopico resoconto fotografico della visita del Maestro alla Triennale di Milano (ieri sera alle 18), in occasione della breve turnè italiana per presentare al pubblico la meditazione trascendentale, che il regista americano pratica da 33 anni per controllare l'ansia e stimolare la creatività. Tra una canzone e l'altra di Donovan (che ha trasformato la conferenza in un surreale happening da figli dei fiori) Lynch si è prestato per oltre un'ora alle domande del pubblico e con il suo consueto tono gentile ha illustrato in maniera elementare le bontà della meditazione. Non si può dire proprio nulla: su di lui funziona da Dio!
    (altre foto di Lynch a Venezia e a Milano prossimamente in occasione della sinossi di INLAND EMPIRE)