12 settembre 2006

Vetriolo sui critici

"Al rogo Venezia!"
Continuando la campagna d'odio nei confronti della Mostra di Venezia (uso questa simpatica espressione alla quale ci aveva abituato un ex-presidente del Consiglio), Il Corriere della sera, nella persona del decano della critica Tullio Kezich, ha stroncato in toto l'ultima edizione del festival. Tra i tanti imperdonabili errori di Marco Muller e soci, Kezich ha messo anche Lynch:
"Sbagliato il Leone alla carriera a David Lynch presente con un film che ha messo in fuga il pubblico"(Corriere della sera di domenica 10 settembre). Non c'è migliore risposta a Kezich e compagnia cantante di quella di Gianni Canova, direttore de I duellanti e docente di cinema (che, tra parentesi, meriterebbe di essere escluso dal sacro consesso dei suoi Autorevoli Colleghi Decani per aver sostenuto sere fa in una cena veneziana che"Lynch e Cronenberg sono gli unici due veri registi contemporanei". Una bestemmia!!!) .
Voilà Canova: "Ma li avete letti i giornali e quel che scrivono in questi giorni da Venezia? Passa al Lido un capolavoro -uno solo, gigantesco, avanti di mezzo secolo su tutto il cinema fast food corrente - e che ti fanno i nostri baldi giornalisti accreditati? Lo stroncano. Tutti (o quasi...), dal Corriere all'Unità passando per Repubblica. "Oscuro". "Incomprensibile". "Confuso". Questi solo alcuni degli aggettivi usati dai cosiddetti critici per esorcizzare il loro disagio di fronte a "Inland Empire" di David Lynch. Sono allibito e confuso, io sì. Lo vedrete, Lynch. Forse non lo capirete, ma non perchè sia incomprennsibile: perchè siamo noi incapaci di comprenderlo alla prima visione. Lui, invece, ci com-prende. Ci prende e ci porta con sè. Io mi sono sentito com-preso. E compresso. E sorpreso. Perchè "Inland Empire" mi è parso magnetico magmatico tellurico onirico erotico psichedelico scorbutico ipnotico sarcastico patetico diuretico mitologico labirintico magnifico. Mi ci sono perso dentro, E ho goduto nel perdermici. Come se dal percorso dritto di Lost Highway e da quello tortuoso - tutto un saliscendi emozionale - di Mulholland Drive, Lynch fosse approdato al cinema come labirinto assoluto dell'immagine, e del nostro inconscio. Domani sapremo chi ha vinto la mostra di quest'anno. Ma a chiunque vada il Leone d'oro, sarà comunque dieci galassie lontano dal capolavoro di Lynch. A meno che non premino Resnais, che dai suoi 84 anni compiuti è il solo a fare un cinema ugualmente lontano e vicino, ugualmente bellissimo e siderale."
Le note veneziane di Canova le trovate qui: www.skylife.it/toSkySpace.do?skyspaceid=122705

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