26 settembre 2006

Vetriolo sul reality

La morte del reality
Possiamo osare pronunciare la parola "morte" per il genere che ha imperversato negli ultimi anni televisivi, contagiando i palinsesti di ogni rete, financo le satellitari, imputridendo ogni anfratto catodico con i suoi purulenti miasmi di "realtà" manipolata, etero-diretta, ricreata artatamente da carovane di autori ben stipendiati? Si, osiamo pronunciare la parola "morte" per il reality. Con il fiasco di "Wild west" di Alba Parietti, che ieri sera ha raggiunto un audience del 7,81%, la stagione del reality potrebbe chiudersi qua, visto il numero impressionante di fallimenti di questi mesi (Unan1mous della De Filippi, L'isola dei famosi, Reality circus...). So già che i riformisti televisivi diranno che il reality non muore, ogni programma è diverso dall'altro, che le formule si possono rimodulare, che il capostipite, "Il grande fratello", non tramonterà mai. Altri, più pratici e meno teorici, hanno già cambiato il logo a reality attualmente in onda. "La pupa e il secchione", buon successo di Italia Uno, non è definito un reality, ma una comedy-show (con risate finte annesse) . E' un resa, l'ammissione pubblica che il reality puzza di falso dalla testa ai piedi.
Pace all'anima sua.

(Alba Parietti)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi permetta: mi pare che lei canti vittoria troppo presto.Propenderei per un più cauto ottimismo.