13 ottobre 2006

Gillo Pontecorvo

Goodbye Gillo

(Come saprete, da ieri Gillo Pontecorvo non c'è più. Ecco il coccodrillo di Vetriosanch, che più di una volta lo ha incontrato, conosciuto e apprezzato)
Vederlo arrivare con quegli occhi azzurrissimi e il suo indimenticabile sorriso aperto era sempre un sollievo. Ispirava immediata simpatia a chiunque. E tutti lo salutavano, sempre ricambiati con la più squisita cortesia, anche se erano perfetti estranei. Io l’ho incontrato tante volte, nei posti dove si riunisce la solita tribù dei festival. E ho anche avuto il privilegio di intervistarlo più d’una volta, fin da quando, giovane e timido giornalista, imparai ad amarlo per la sua schietta disponibilità. Gillo era dotato di una signorilità semplice e naturale, mai posta su un piedistallo, che otteneva rispetto senza pretenderlo. Stringergli la mano tra press-agents schizofrenici, giornalisti incazzati, presenzialisti smaniosi, pubblico incattivito, era sempre un piacere. Portava un soffio di umanità, fuori dai ruoli predefiniti. Invecchiando non aveva perso il suo interesse per la gente e aveva invece acquisito una grazia speciale. Anche quando polemizzava. E sapeva farlo, senza mezzi termini. Ricordo che qualche anno fa lo intervistai a Saint Vincent dove era stato invitato ad un dibattito in occasione della consegna delle Grolle d’Oro. E lì, nell’impazzare dei vari Boldi, De Sica, Neri Parenti e altri ameni campioni d’incassi premiati con i Biglietti d’oro, non si trattenne dal dire di fronte alla telecamera quanto quel premio fosse stato snaturato e stravolto rispetto alle sue origini. Ricordò a noi di un’altra generazione che quello era stato un prestigioso premio di qualità, tributato dalla critica ai cineasti più interessanti, ormai ridotto ad un insulso plauso al box office e al prodotto più becero, con il quale produttori e distributori omaggiavano se stessi e i loro milioni, anche se accumulati a suon di scoregge e battutacce. Anche in quella banale occasione Gillo fece ciò che ogni intellettuale ha il dovere di fare nella propria società. E lo fece con la consueta eleganza. Non ce lo dimenticheremo. Addio Gillo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma ricordiamo che Gillo passerà alla storia del cinema sprattutto come autore del carrello di "Kapò", simbolo di qualsiasi immoralità e abiezione cinematografica.
Capisco che la moralità dello sguardo sia un poco fuori moda, ma un poco di vetriolo si può spargere.