La classifica del lunedì di Vetriolo
The departed CAPOLAVORO ASSOLUTO
Gran film. Erano anni che Martin Scorsese non firmava un’opera così avvincente, così fluida che non ti accorgi neanche che supera le due ore e mezza. Il bello è che non pare Scorsese, tanto la macchina da presa è discreta ed al servizio di un storia degna di una tragedia vittoriana. La musicalità di The departed è scandita dal montaggio, dai dialoghi, dai corpi di un nutrito gruppo di attori che sullo schermo fa scintille. E non parliamo solo dei protagonisti, il poliziotto buono e sfigato, costretto a fare l'infiltrato (Di Caprio), il poliziotto yuppie e corrotto (Matt Damon) e il criminale folle e carismatico (Jack Nicholson). Ci sono un Mark Wahlberg da antologia (le sue battute sboccate sono fulminanti), un Martin Sheen commovente e un Alec Baldwin grasso e unto da urlo.
Che ansia! Pochi film recenti atterrano lo spettatore come questo abile, cinico, ben fatto Babel. E vuoi che l’angoscia che attanaglia i personaggi di queste tante storie tra loro intrecciate, dagli Usa al Messico, dal Marocco al Giappone, finisca presto.Per chi pensava di ammirare la bellezza di Brad Pitt non entri in sala. Brad è, per esigenze di copione, invecchiato. Ma è bravissimo. Morale vecchia come il cucco:se perdi tutto, quel che ti resta è l’amore (declinato in tutte le sue forme tra madre e figlio, tra padre e figlia, tra marito e moglie,ecc.). Però questa volta ci credi!
La sconosciuta SE PO' FA'
Un Tornatore che per la prima metà non sembra nemmeno Tornatore. Ed è un pregio. Niente sviolinature, nemmeno stilistiche. Tutta la maestria del buon Peppuccio è al servizio della storia e di una suspense mozzafiato degna di un thrilleraccio di genere (chi è la protagonista.? Perché ha tirato giù dalle scale una povera governante dagli occhi buoni?Di chi vuole vendicarsi o cosa sta cercando? Perché Michele Placido è così disgustoso? ) Peccato che poi, quando la storia tende a dipanarsi, tra un colpo di scena più incredibile dell’altro (non tutti buoni però, l'inverosimile è in agguato. Ma questo fa tanto b-movie, anche se Peppuccio non lo ammetterà mai!) esce fuori lo zucchero e il miele da Mulino Bianco di Tornatore, e ti intristisci un po’ e non te ne frega più niente.
Sembra incredibile che una storia così incredibile sulla falsificazione e manipolazione dei media da parte di un singolo individuo (uno scrittore da strapazzo s’inventa una fantomatica amicizia con il miliardario Howard Hugues per vendere la sue memorie) sia al cento per cento vera. Eppure lo è: come abbiamo imparato anche a casa nostra, niente è meno fantascientifico dell’impostura collettiva da parte di un singolo. Questo è il merito del film, al di là della fattura cinematografica, piatta e monocorde in puro stile Lasse Hallstrom .
Fur CHE DELUSIONE
Si ride meno del solito in questo film di Virzì che racconta, in una Piombino trasformata nell’isola d’Elba, l’esilio dorato dell’ex-imperatore Napoleone alle prese con un giovane aspirante tirannicida. Bene Elio Germano (ha il compito non facile di reggere sulle sue spalle tutto il peso del film).Ok Impacciatore e Ceccherini che regalano i momenti più esilaranti di tutta la pellicola. Meno bene la Bellucci (anche se parla in dialetto, non fa mica morire dal ridere?), passabile l’Auteuil-Napoleone (ma Bonaparte non era un tappo?), brutto il melange tra commedia e tragedia. Forse l’aspetto più godibile è quello che tradisce lo spirito del romanzo di Ernesto Ferrero, e cioè l’attualizzazione in chiave berlusconiana della vicenda. Orribile il finale che arriva all’improvviso, e il fermo immagine con sovrimpresse le scritte che spiegano come la storia andrà a finire. Erano finiti i soldi?
2 commenti:
Babel potrebbe concorrere al titolo di film piu' brutto della storia del cinema. E vincere.
m.
Amores Perros, 21 grammi, Babel: la cura Ludovico delle emozioni spesse e dei nobili argomenti. Alla terza prova si può ancora scambiare un piagnisteo per un bang? Puah!
roberto
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