04 dicembre 2006

La classifica del lunedì di Vetriolo

Le rose del deserto CHE DELUSIONE
Da stravedere, dice uno dei critici del più autorevole quotidiano italiano. A me è bastata una sola visione, grazie. Non che sia inguardabile questo ultimo film del maestro Monicelli, però ha tante cose che non funzionano, dal suono agli effetti al ritmo, quasi fosse una copia lavoro. Con un finale che arriva improvvisamente, tirato via. Sì, gli attori sono bravi, ma di Placido, Haber e Pasotti ho visto interpretazioni più convincenti. Monicelli – chapeau, ha 91 anni! - lo voleva pronto per la prossima primavera. Se è uscito sotto Natale, qualche pegno – in termini di qualità - deve giocoforza averlo pagato.

Cuori CAPOLAVORO ASSOLUTO
Sarà che Alain Resnais ha qualche annetto in meno di Monicelli (84 anni contro i 91 del regista toscano), ma il suo Cuori gode di una freschezza forza vitalità invidiabili. Arduo fare un film corale sulla solitudine, sulla vecchiaia, sul crepuscolo imminente, così pieno di ironia dolente e al contempo privo di speranza, regalando allo spettatore - anziché sconforto e disperazione - momenti di gioia, di divertimento, di godimento assoluto. Che bellezza!

A casa nostra NIENTE MALE
Film corale (bestemmiando si potrebbe dire alla Altman o alla Crash), quasi un thriller, protagonista assoluta Milano: capitale morale della prostituzione e dello sfruttamento, della criminalità spietata dei colletti bianchi e della mafia, delle mille solitudini e delle modelle anoressiche e impasticcate, della ricchezza feroce e del vivere al di sopra delle proprie possibilità. Tante storie, molte intriganti, ma che trovano con difficoltà una soluzione. Problemi di sceneggiatura, ma anche di regia: Francesca Comencini durante la lavorazione è stata molto male. Ora sta meglio. Complimenti per il film e in bocca al lupo!

Il labirinto del fauno SE LO PERDI SEI STUPIDO
La piccola Ofelia, per fuggire dall'orribile realtà in cui vive (la Spagna fascista di Franco e un patrigno crudele, uomo del regime), sceglie la strada della fantasia. In quel mondo, popolato di creature fantastiche, può trovare la via d'uscita. Verso la felicità o verso la morte. Uno dei più bei film dell'eclettico Guillermo del Toro (Blade ed Hellboy), uno dei film più strani e incredibili mai fatti che potrebbe dare vita a un nuovo filone, il fantasy anti-fascista.

Marie Antoinette SOLDI BUTTATI
Ma quanto è brava Sofia Coppola a dare l'idea della soporifera vita a Versailles della “povera” ragazzina Maria Antonietta. Così brava da aver partorito un film altrettanto narcotico che, per tutta la prima metà, si concentra sul tema: riuscirà l'adolescente disperata a scopare il fidanzato nerd, il delfino di Francia? Per chi non conosce la Storia, il tema è assai goloso, quasi quanto la futura regina (s'ingozza di dolci fino a perdere la testa). Sofia Coppola firma il suo Tempo delle mele n.2 (il primo era l'assai più bello Il giardino delle vergine suicide), vacuo come il rutto di Asia Argento nel film, e Kirsten Dunst si conferma l'attrice più inutile della Terra.

Shortbus SE PO' FA'
L'unico rimedio a Bush e Cheney? Fare sesso, meglio se in più di due, meglio ancora se bisex. Questa la filosofia spicciola (molto anti-Ratzinger e Binetti) dell'americano Shortbus. Il film piace alle donne e ai gay, molto meno agli etero e ai normodotati. Ha almeno un merito: aver sdoganato nella censura italiana il tanto vituperato "membro in erezione", come lo chiamano le commissioni addette a vietare i film.

Flags of our fathers CAPOLAVORO ASSOLUTO
Altro che la mielosità di Salvate il soldato Ryan. Clint rovescia come un guanto la retorica patriottica di Spielberg e distrugge il mito della "guerra giusta". Flags of our fathers non è un film sugli atti eroici compiuti nella battaglia di Iwo Jima. E' un film sulla propaganda mediatica, sulla manipolazione, ad uso e consumo dei media e del governo, e sulla strumentalizzazione dei soldati (gli eroi) ad uso e consumo patriottico. Da rivedere in eterno.

Children of men SE LO PERDI SEI STUPIDO
Che sorpresa il film di Alfonso Cuaròn Bugliani. Non tanto per la storia in sè (i bambini non nascono più, ma per un miracolo una donna resta incinta. Chissenefrega!) ma per l'atmosfera apocalittica del futuro prossimo venturo (c'è una Londra che sembra Baghdad) dove al posto dello Stato di diritto c'è uno Stato di polizia e di guerra permanente (l'immigrazione è un crimine e lo Stato è fascistizzato, e qui i punti di contatto con V for vendetta sono evidenti). Ma soprattutto per una regia straordinaria, con dei piani-sequenza folgoranti e impossibili. Peccato per il finale Peace & Love.

Il vento che accarezza l'erba SE PO' FA
Vincitore del festival di Cannes, l'ultimo film di Ken Loach ricalca il suo Terra e libertà. Un Loach quasi irriconoscibile per lo stile (e i soldi che si è potuto permettere in questa produzione) per una storia in cui i buoni e cattivi, nella guerra d'indipendenza irlandese, si confondono. Si può uccidere il tuo compagno, il tuo amico in nome di una guerra giusta? E' lo stesso interrogativo che il miglior cinema del momento ci rivolge. Loach calca la mano e ci fa toccare con mano le torture degne di Abu Ghraib. Tema stimolante e ricattatorio.

L'amico di famiglia SE LO PERDI SEI STUPIDO
Pochi riuscirebbero a mettere in piedi un film completamente incentrato su un protagonista laido e schifoso (un altro l'aveva fatto prima di perdersi, Garrone con L'imbalsamatore). E' raro parlare con tanta grazia, tecnica visionaria e profondità di una piaga sociale come l'usura senza scadere nel cinema sociale o nel filmetto impegnato. Sorrentino fa una grande commedia grottesca, scritta da Dio, con momenti (tanti) di pura bellezza. Poco male se poi il finale è quello che è e va un po' a puttane. Giacomo Rizzo, il lercio usuraio, è grandioso!

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