14 novembre 2006

Le crociate del 2000 n.2

Videogames: più censura per tutti!
E' serio un paese che si interroga sulla presunta pericolosità di un videogame? E' plausibile che un articolo di un
settimanale(Panorama) monti una ridicola campagna contro un videogioco, Rule of Rose, di prossima uscita in Italia, e ci abbocchino tutti? Prima le varie associazioni di genitori che stilano petizioni, poi a muoversi sono addirittura i politici. Oggi il Ministro della Giustizia Mastella ha dichiarato:"Sono indignato per il livello di efferatezza e abiezione a cui possono giungere i videogiochi che finiscono nelle mani di bambini e ragazzi" e ha auspicato la nascita di un' Authority diretta a stabilire parametri accettabili per la vendita di videogiochi ai minori. E ancora, in un crescendo: «Non c'è bisogno di dosi massicce di orrore per far divertire i nostri ragazzi e credo che i più giovani abbiano diritto di vivere al riparo dalla violenza e di ricevere al tempo stesso una valida educazione che sinceri i principi di convivenza civile. Sono d'accordo che occorre agire da subito prima che i danni si aggravino evitando inutili e dannosi elementi di commercializzazione. Finora non è stato fatto e si è lasciata proliferare questa malapianta». Insomma tanti bei propositi (dobbiamo rendere il mondo più rosa) e censura forever. E' probabile che Rule of Rose, dopo questo putiferio, rischi di non uscire più; sotto accusa sarebbero le atrocità inferte nel gioco da alcuni bambini assai cattivi nei confronti di un'altra bambina,che verrebbe addirittura sepolta viva. L'articolo di Panorama (lo potrete leggere qui: (www.panorama.it/internet/computer/articolo/ix1-A020001038759), con il suo moralismo scandalistico, parte da un presupposto indimostrato e probabilmente indimostrabile: che questi videogames insegnino ai bambini la ferocia e stimolino la violenza. A parte l'ignoranza totale sui gusti degli adolescenti di oggi (passino davanti a una sala cinematografica o a un videonoleggio così capiranno che i minori vanno pazzi per l'horror truculento, da Final destination a the Grudge) è anche vero che di Rule of Rose è sconsigliata la vendita ai minori di 16 anni. E il settimanale della Mondadori, mentre da una parte va in edicola con la storia del truce videogioco in copertina, dall'altra allega allo stesso numero il dvd della serie horror Nightmare (vietato ai 14 anni), dove gli adolescenti muoiono a gogò in modo assai splatter. A casa mia questa schizofrenia si chiama ipocrisia. Oppure è una studiata tecnica di marketing: attrarre il ragazzino con una copertina horror, così si compra pure il dvd con Freddie Krueger (dalla pubblicità di Panorama:«NIGHTMARE» - LA RIVINCITA
Secondo capitolo della saga di «Nightmare»: un nuovo incubo torna a inquietare gli adolescenti di Springwood facendo rinascere Freddy Kruger dall'orribile inferno dal quale proveniva. Imperdibile per tutti gli amanti dell'horror. Con Panorama, dvd € 9,90, con il cofanetto in regalo).

La politica, come sempre, ci è cascata.

(il trailer del videogioco sotto accusa)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Videogiochi violenti: Gamers e GameCon rispondono a Panorama
Il noto settimanale di attualità e politica ha dedicato l’ultima cover ai videogiochi. Il titolo? “I nuovi videogiochi: Vince chi seppellisce viva la bambina. Viaggio tra gli orrori del divertimento elettronico.” Gamers e GameCon rispondono in via ufficiale e invitano il Direttore di Panorama a un pubblico dibattito nei giorni della manifestazione partenopea.


Caro Direttore,
le scrivo questa lettera in risposta all’articolo di copertina (e alla copertina stessa) dell’ultimo Panorama, “A scuola di ferocia con i videogame”. Come giornalista della stampa specializzata, direttore culturale area videogiochi di GameCon, il Salone del Gioco e del Videogioco e presidente di Gamers, società che promuove il medium videoludico come forma d’arte, non posso che essere indignato da quanto scritto sul vostro periodico.
Anzi, contento. Vede, Direttore, quello che voi fate, dando alle stampe un reportage del genere, è pubblicizzare oltremodo i videogiochi, un mezzo di comunicazione del pensiero originale, moderno e assolutamente unico, che già da anni è assurto a forma d’arte e che si sta avviando a ripercorrere quello stesso cammino già seguito da tanti altri media demonizzati, come il cinema, i fumetti, la musica rock. Portare il Videogioco sotto i riflettori come solo la grande stampa generalista può fare, amplificata da telegiornali nazionali e grandi emittenti radiofoniche, serve alla causa dell’alfabetizzazione videoludica, sebbene l’operazione nasca sotto i foschi stendardi dell’oscurantismo e della più cieca negazione. Per questo me ne rallegro.
Se tuttavia il desiderio è di andare oltre e parlare di contenuti, vediamo di fare chiarezza. Rule of Rose è un men che mediocre gioco horror giapponese, uscito quasi un anno addietro nel più completo disinteresse del pubblico e della critica. Perché? Per il suo scarso valore artistico e ludico. Si tratta di un prodotto di bassa lega che ha puntato tutto sui suoi contenuti forti, come infinite volte è avvenuto nella letteratura e nel cinema, senza peraltro riuscire a bucare il muro di indifferenza naturalmente eretto dalla comunità di videogiocatori, molto meno ingenua e disattenta di quanto voi possiate ritenere.
Rule of Rose è un horror e, come tale, è vietato ai minori: il fatto che possa essere scaricato sotto forma di copia pirata da Internet o che sia venduto da negozianti poco scrupolosi e attenti nel loro lavoro, ha ben poca rilevanza, mi scusi. E poi come stupirsi che si trattino temi quali la perversione o il sadismo o che ci siano personaggi minorenni? È una storia dell’orrore, questi sono tutti elementi piuttosto comuni al genere, quale che sia il tipo di opera nel quale si manifesta. Lo stesso può dirsi delle tensioni sessuali. Stanley Kubrick ha firmato l’adattamento cinematografico di Lolita: deve di nuovo essere messo al bando? Certo che no, tanto più che si tratta di un’opera d’arte, un capolavoro. Rule of Rose un capolavoro non lo è di certo, ma ha tutto il diritto di esistere: sarà punito dal mercato e dalla critica, come infatti è avvenuto... a meno di miracolosi recuperi in terra italica, dopo la vostra straordinariamente immeritata pubblicità.
Siccome non voglio tediarla oltre, Direttore, passo subito a dire che il fatto davvero grave è il ricordarsi che esistono i videogiochi solo quando si deve lanciare una crociata o una caccia alle streghe, prendendo spunto da un pessimo prodotto di nicchia quasi potesse rappresentare altro rispetto ai “videogiochi spazzatura”, che di certo esistono proprio come i romanzi, i film, i dipinti o qualunque altro tipo di prodotto dell’ingegno umano. Per affrontare un qualunque discorso è richiesta serietà e competenza, e occorrerebbe documentarsi correttamente. Nell’articolo pubblicato sul suo prestigioso settimanale c’è di tutto: semplici errori di traduzione (Grand Theft Auto diventa Gran ladrone d’auto), grossolani errori di interpretazione (non è vero che in certi giochi i cattivi sarebbero i buoni, è solo che i cattivi sono i protagonisti: ha mai visto Il Padrino?), generalizzazioni della peggior specie (un Grand Theft Auto e uno Yakuza sono opere che contenutisticamente parlando hanno ben poco in comune: le ricordo che sono proprio le generalizzazioni a essere alla base di ogni razzismo), semplici casi di disinformazione (Postal 2, altro titolo di pessima qualità, è un prodotto volutamente parossistico, che fa dell’ultraviolenza la sua cifra stilistica comico demenziale). Fa effetto constatare come nel frattempo, in Francia, Le Monde affronti lo stesso argomento con un servizio dal taglio leggermente diverso: “Videogiochi. E se ai bambini facessero bene?”
Chiudo con un ironico “complimenti” alla signora Anna Serafini, Presidente della Bicamerale per l’Infanzia che, dopo aver ammesso di non saper neanche accendere una Playstation, ritiene comunque opportuno parlare di videogiochi, invece di documentarsi e rivolgersi a qualcuno che può fornirle dei dati utili.
A conclusione di questa lettera aperta, invito lei e il signor Guido Castellano a un confronto sul tema della violenza dei videogiochi, che potrebbe aver luogo nella sede di GameCon (Napoli, 8-10 dicembre) o in qualsiasi altra sede da voi ritenuta più opportuna.

Cordiali saluti.
Marco Accordi Rickards